Cosa vogliamo essere? Come vogliamo vivere? Non sono le nuove tecnologie ad essere importanti, ma piuttosto come le persone le usano.
Pioniera, anticipatrice di tendenze, anticonformista, viaggiatrice solitaria e instancabile, Charlotte Perriand (1903-1999) è stata una protagonista della storia del design del 20° secolo. È stata una delle pochissime donne della sua generazione a costruirsi una carriera nel mondo del design e dell’architettura.
Fin dal suo esordio, dopo gli studi d’arti decorative, rompe con la tradizione. Affascinata dalla cultura industriale, difende l’impiego di materiali nuovi come l’acciaio, l’alluminio e il vetro con i quali credeva si potessero realizzare prodotti innovativi, volti al miglioramento della vita quotidiana. È da queste idee che nasce, tanto per fare un esempio, uno dei capolavori del design del Novecento, la Chaise longue basculante B 306, progettata insieme a Le Corbusier e Pierre Jeanneret.
È quasi impossibile raccogliere in un singolo blog post la vita e la carriera di una donna straordinaria come Charlotte Perriand. Quella che stai per leggere è una mia personale selezione dei fatti e dei progetti più significativi (alcuni, forse, meno noti) di questa incredibile designer.
La formazione
Charlotte Perriand nasce a Parigi da genitori sarti ma trascorre molto tempo della sua prima infanzia nella fattoria della famiglia materna, in Borgogna. Da quegli anni eredita l’amore per la natura e la vita di campagna. Dai lunghi soggiorni in Savoia, dalla famiglia paterna, soprattutto durante la prima guerra mondiale, la passione per la montagna.
Da piccola sembrava non avere attitudine allo studio, fino a quando, grazie all’insegnante di disegno delle scuole medie, scopre il suo talento per il disegno. Studia interior design all’Union Centrale des Arts-Décoratifs dove entra con una borsa di studio. Qui frequenta con molto interesse i corsi di disegno di mobili, composizione e storia dell’arte.
Tra i primi progetti assegnatele dal suo insegnante Maurice Dufresne, all’epoca presidente del Salone degli Artisti Decoratori e direttore delle Galeries Lafayette, c’è la “camera per ricco americano”. Charlotte Perriand immagina questo ricco americano che, dopo essersi sbronzato nei locali notturni, rientra al mattino a smaltire la sbornia e il cui unico desiderio a quel punto è il letto. Quindi progetta una camera con una leggera pendenza del pavimento proprio in direzione del letto, il tutto in un interno «da star americana».
Nel 1925, all’età di 22 anni, dopo una rigida selezione, viene scelta per esporre all’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative e Industriali Moderne per la quale realizza due progetti: un salone di musica composto da nove pannelli aventi per soggetto le nove muse e una griglia in ferro battuto. Sono progetti concepiti nel tipico stile art déco dell’epoca, con i caratteristici motivi ornamentali dalle forme stilizzate, uno stile dal quale la Perriand non si era ancora svincolata.
All’Esposizione viene per la prima volta a contatto con il lavoro di Le Corbusier e Pier Jeanneret rimanendo «sorpresa, ma non conquistata» dal padiglione dell’Esprit Nouveau, «così spoglio, relegato con disprezzo in un angolo», come dice lei stessa nella sua autobiografia.
Gli esordi come progettista
Finiti gli studi, su consiglio del suo insegnante Dufresne, decide di esporre al Salone d’Automne del 1926 e al Salone degli Artisti del 1927. Per il primo progetta un angolo-salotto, per il secondo espone del vasellame decorato. Charlotte Perriand inizia così ad affermarsi come professionista.
Comincia ad allontanarsi sempre di più dalle tecniche e dai materiali tradizionali come il legno, le tappezzerie, i tendaggi, l’arredamento in stile con decori floreali, per appassionarsi alle tecnologie più innovative e ai nuovi materiali, come il metallo. È affascinata dalla civiltà delle macchine, dagli aeroplani e dalle automobili. E a simboleggiare il suo senso di appartenenza all’età meccanica del XX secolo indossava una collana disegnata da lei stessa con sfere di rame cromato.
Al collo portavo una collana che avevo disegnato io stessa, in perle di rame cromato. La chiamavo il mio cuscinetto a sfere, un simbolo e una provocazione che sottolineava la mia appartenenza all'età della meccanica del XX secolo.
La sua nuova casa di Place Saint-Sulpice, dove andrà a vivere con il suo primo marito e dove aprirà il suo atelier, diventa il laboratorio per sperimentare le sue riflessioni sull’abitare moderno.
In questa casa è lei stessa a progettare tutto. Per la sala da pranzo disegna la famosa poltroncina girevole in pelle rossa col sedile tondo e la spalliera ricurva, entrambi imbottiti, che si regge su una leggerissima struttura tubolare in acciaio cromato.
La zona pranzo comunicava con la cucina attraverso un porta vivande incastonato in un armadio a muro, e poi il tavolo, con piano in legno rivestito di caucciù, su una struttura tubolare in acciaio cromato estraibile, estensibile fino ad ospitare 11 commensali.
Sostituisce la porta d’ingresso con una porta scorrevole e, all’ingresso, realizza un angolo bar in alluminio anodizzato e rame rivestito in nichel, pensato per accogliere i suoi amici in un modo più conviviale, libero e rilassato. In un’epoca in cui a dominare era il legno massello intarsiato, le creazioni di CP erano iper-moderne e pionieristiche.
La sala da pranzo fu presentata al Salone degli Artisti Decoratori nel 1928 e l’angolo bar al Salon d’Automne del 1927. Entrambi riscossero un successo enorme.
Dopo questa esperienza, su consiglio dell’amico artista Jean Fouquet, CP legge due libri di Le Corbusier: Verso un’architettura e Arte decorativa e design. Ne rimane folgorata. È grazie a queste letture che capisce cosa vuole fare della sua vita e prende la decisione di andare a lavorare con Le Corbusier.
Le Corbusier
Una mattina si presenta nello studio che Le Corbusier e il cugino Pierre Jeanneret avevano allestito nel corridoio di un ex convento. CP mostra al maestro la sua cartella di disegni dicendo di voler lavorare nel suo atelier. Dopo una breve occhiata ai disegni, la risposta di LC fu: «Qui non ricamiamo cuscini» e la riaccompagnò alla porta. CP lo informò comunque della sua esposizione al Salon d’Automne.
Qualche giorno dopo LC, convinto da Jeanneret, andò a vedere gli allestimenti della Perriand al Salon d’Automne, ne rimase colpito e decise di assumerla nel suo atelier come collaboratrice associata. Inizia così una collaborazione che durerà 10 anni durante quali CP si misurerà con la progettazione di arredi e spazi domestici per capolavori dell’architettura come villa Church, villa Savoye, la Cité de Refuge de l’Armée du Salut, per non parlare del Padiglione svizzero alla Cité Universitaire. Ma non solo, «mi impegnavo anche ad arricchire le mie competenze di architettura, come del resto desideravo, rendendomi benissimo conto di quanto strettamente collegati fossero arredamento e architettura» scrive CP nella sua autobiografia.
Il Giappone e l’Asia
Nel 1940 Perriand è invitata a lavorare a Tokyo come consulente del Ministero del Commercio e dell'Industria giapponese, su raccomandazione dell'architetto Junzõ Sakakura, che aveva lavorato con lei nello studio di Le Corbusier. Il governo giapponese desiderava modernizzare l'industria manifatturiera, ma Perriand era anche interessata alle ricche tradizioni artigianali del paese. Da grande viaggiatrice qual era, Perriand approfittò di questa opportunità per esplorare il Giappone e studiarne l’artigianato e l’industria.
Perriand sviluppò una strategia volta a favorire l’esportazione dei prodotti giapponesi. Nel 1941, insieme a Sakakura, cura una mostra a Tokyo per illustrare le sue proposte.
L'anno successivo viene dichiarata “ospite indesiderabile” ed è costretta a lasciare il Giappone, che nel frattempo era entrato nella seconda guerra mondiale. Arriva fino in Vietnam, dove è costretta a rimanere fino alla fine della guerra. Anche qui Perriand si butta a capofitto nello studio delle tecniche artigianali e dei materiali locali.
È qui che si innamora e sposa il suo secondo marito, il francese Jacques Martin dal quale avrà una figlia, Pernette. Insieme a loro rientra in Francia solo alla fine del conflitto mondiale, portando con sé un amore per l'artigianato asiatico che influenzerà il suo lavoro per il resto della sua vita.
L’impegno
Negli anni a seguire CP comincia ad assumere un ruolo di primo piano tra i progettisti francesi protagonisti della ricostruzione post bellica.
Nell'ottobre 1950, la rivista Elle immagina un ideale primo gabinetto ministeriale composto interamente da donne (ricordiamo che il generale de Gaulle aveva concesso il voto alle donne solo nel 1944 e ci vorranno ancora vent'anni prima che le donne in Francia possano aprire un conto in banca senza il permesso dei loro mariti). In questo mondo essenzialmente maschile, Perriand è nominata da Elle al Ministero della Ricostruzione e, quando le viene chiesto da un giornalista quale sarebbe stato il suo ideale programma, Perriand parla dell'urgenza di completare alloggi, scuole e ospedali senza ulteriori ritardi.
Attraverso il suo lavoro portò avanti le sue idee progressiste. Voleva che le persone meno agiate potessero godere delle vacanze in montagna di cui lei aveva goduto da bambina, per questo, a metà degli anni ’30, progettò insieme a Jeanneret e Tournon dei rifugi prefabbricati a basso costo.
Lo spazio minimo
L’organizzazione degli interni fu uno dei temi centrali della carriera di Charlotte Perriand. Dal suo Bar sous le toit (Bar sotto il tetto) del 1927 alle unità residenziali di Les Arcs fino al suo ultimo appartamento nel 1994, i suoi interni erano organizzati secondo uno "spazio minimo", erano progetti funzionali, economici e armoniosi. Riconoscendo che le persone trascorrevano la maggior parte del loro tempo in casa, CP adottò un approccio pragmatico e di rottura rispetto alla divisione dello spazio nella tipica abitazione della classe media.
Per lei l’architettura e il design erano destinati principalmente a dare accesso alla modernità al maggior numero possibile di persone. Una modernità che si esprime anche nella valorizzazione della natura. Già nel 1935 ideò tetti verdi e costruì edifici completamente integrati nell’ambiente.
Air France
Nel 1957 Air France, all’epoca una delle compagnie più importanti al mondo, iniziò a ristrutturare i suoi uffici in tutto il mondo e a progettarne di nuovi. Charlotte Perriand, dati i suoi forti legami con il Giappone e la sua reputazione, che poteva garantire pubblicità all’azienda, venne incaricata della progettazione degli uffici di Air France a Tokyo e Osaka. Negli anni successivi seguirono i progetti per gli uffici di Londra, Parigi e Rio de Janeiro.
Il fatto che il marito di Perriand, Jacques Martin, fosse direttore del reparto vendite della compagnia aerea in tre diversi continenti, fu sicuramente un vantaggio per la designer-architetta.
Agenzia di Tokyo, 1960
L’agenzia si trovava nel vivace quartiere di Giza, affollato e caratterizzato da insegne al neon lampeggianti. Perriand qui adotta un approccio opposto, creando un'oasi di calma, progettando un gigantesco muro cinetico che dava l'impressione di muoversi insieme al visitatore. Le scrivanie avevano la forma di ali di aeroplano, dando al viaggiatore l’impressione di trovarsi già ai piedi dell'aereo.
Perriand ha sempre prestato particolare attenzione alla progettazione degli ambienti di lavoro; è stata una delle prime a immaginare un ufficio open space. La stampa giapponese fu particolarmente generosa nel lodare il nuovo ufficio Air France, così come il Japan Committee on International Design, un'organizzazione che riunisce i più grandi designer giapponesi, che Perriand aveva contribuito a fondare.
Progettista instancabile
Tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’80 CP si dedica alla progettazione degli interni di alcuni hotel per impianti sciistici. Tra il 1946 e il 1948, in particolare, progetta gli interni delle prime strutture della stazione di sport invernali a Méribel-les-Allues in Savoia.
Fu un progetto molto lungo, travagliato, pieno di intoppi a causa delle difficoltà di reperire i finanziamenti, tanto che la Perriand fu pagata con un terreno. Fu lei stessa a sceglierlo dopo aver a lungo passeggiato sugli alpeggi. E su quel terreno progetterà, molti anni dopo, il suo piccolo rifugio, progetto molto interessante di cui ti racconto in questo video.
Continuerà a lavorare a molti a altri progetti di interni e allestimenti fino agli ultimi anni della sua vita.
Riceverà diversi premi e riconoscimenti come la nomina di Cavaliere delle Arti e Lettere nel 1981 e la Legione d’Onore nel 1983. Nel 1985 le viene dedicata la prima retrospettiva al Musée des Arts Décoratifs di Parigi.
L’ultima sua fatica è la sua autobiografia, pubblicata in Francia nel 1998 e uscita in Italia nel 2006 (oggi, purtroppo, fuori catalogo).
Charlotte Perriand muore a Parigi il 27 Ottobre del 1999.
Grazie per aver letto fin qui. Spero che questo articolo ti sia piaciuto. Ti sarò molto grata se vorrai condividerlo.