La regina degli scacchi. Tutte le location.
Questo post potrebbe contenere spoiler! Se hai già visto la serie e anche tu, come me, sei rimasto colpito dalle scenografie e ti sei chiesto dove è stata girata, sei nel posto giusto.
La regina degli scacchi (o The Queen’s Gambit) è di sicuro la mia serie preferita tra quelle che ho guardato negli ultimi mesi (non molte per la verità). E non sono sola, dato che questa mini serie da sette episodi di Netflix era la più vista in tutto il mondo a solo un mese dalla sua uscita.
Non sono una critica cinematografica, e quindi non azzarderò spiegazioni sugli elementi che hanno determinato il successo della serie. Mi limito ad elencare semplicemente quelli che hanno colpito di più la mia immaginazione: la storia, tratta dall’omonimo romanzo di Walter Tevis del 1983, la superba interpretazione dell’attrice protagonista, Anya Taylor-Joy, la fotografia, i costumi e, ovviamente, le scenografie, che sono poi l’argomento di questo post.
La trama ruota attorno alla vita del prodigio degli scacchi Beth Harmon, dalla sua infanzia in un orfanotrofio, dove impara a giocare grazie al custode in uno scantinato, alla sua ascesa ai ranghi d’élite di uno sport dominato dagli uomini.
Quando la nostra protagonista inizia a viaggiare per il mondo per i suoi tornei, ci si immerge in meravigliose hall di hotel di lusso, eleganti suite, ristoranti con arredi midcentury. La storia si svolge nella prima metà degli anni ’60 e gli interni riflettono in pieno lo stile dell’epoca declinato in diversi linguaggi a seconda delle città in cui di volta in volta è ambientata la storia.
Un primo fatto interessante che ho scoperto quando mi sono messa alla ricerca di informazioni sulle location de La regina degli scacchi è che le ambientazioni di Cincinnati, Las Vegas, Città del Messico, Parigi e Mosca sono state tutte girate a Berlino.
Lo scenografo Uli Hanish spiega che la storia di Berlino, separata tra ovest e est, ha fatto si che nella parte ovest, in particolare, siano presenti molte architetture più vicine alla cultura occidentale degli anni ’60. Berlino Ovest cercava così di mettersi in mostra per far parte del mondo occidentale. Ecco perché la scelta di questa città.
Il luogo delle riprese per il Methuen Home, l’orfanotrofio per ragazze cristiane dove Beth vive dopo la morte della madre, è il Castello di Schulzendorf, un antico maniero del 1889, in stile rinascimentale, situato alla periferia di Berlino. La torre di questa villa aveva uno stile troppo medievale, per questo si è deciso di rielaborarla digitalmente per la serie, rendendola più coerente con lo stile dell’edificio.
Gli hotel dei tornei
La scena di apertura del primo episodio (che continua poi nel sesto) vede Beth Harmon nella suite di un hotel a Parigi che si affretta ad arrivare al suo torneo in tempo. In realtà si tratta del sontuoso Haus Cumberland di Berlino, costruito nel 1912 e caratterizzato da uno stile Art Nouveau.
Fino alla fine del 2019, il piano terra dell’hotel ospitava il Café Grosz, un luogo di incontro per celebrità e uomini d’affari. Con i suoi numerosi specchi antichi e cornici decorate, Café Grosz ha un fascino speciale che ricorda un caffè viennese o una brasserie in stile Art Nouveau. L’ambiente perfetto per un hotel francese di lusso.
Per partecipare a un torneo di scacchi aperto, Beth vola a Cincinnati con sua madre adottiva, Alma. Le riprese per la hall dell’hotel sono state girate nel municipio di Spandau.
Invece, la stanza con il bellissimo soffitto ligneo in cui si svolge il torneo, è la Meistersaal, un auditorium di musica da camera risalente al 1913. Negli anni ’70 l’edificio è diventato il quartier generale degli studi di registrazione Hansa e quella splendida sala è stata utilizzata da artisti tra cui David Bowie, Depeche Mode, Iggy Pop, Nick Cave e molti altri.
L’Hotel Mariposa di Las Vegas è la sede degli US Open nel terzo episodio di The Queen’s Gambit. Anche in questo caso la location è a Berlino: il Palais am Funkturm. Costruito negli anni ’50, questo grande complesso espositivo si trova nel quartiere Charlottenburg-Wilmersdorf.
Il Palais am Funkturm ospita la più grande sala da ballo di Berlino, con una scala estensibile e un lampadario regolabile in altezza. Lo sfondo perfetto per un hotel di lusso nella città dei casinò.
L’episodio quattro porta Beth a Città del Messico, dove lei e sua madre soggiornano nell’immaginario Aztec Palace Hotel. Le scene sono state girate nel foyer del teatro Friedrichstadt-Palast a Mitte. Lo scenografo Uli Hanish racconta che il teatro ha delle finestre molto grandi con delle parti in mosaico di vetro colorato. Ovviamente non si voleva che guardando fuori si vedesse Berlino, quindi è stato copiato il motivo del vetro colorato, stampato su fogli di alluminio e applicato sulle finestre.
Molte scene dell’episodio sei, ambientato nel 1967 a Parigi, sono state girate al Bode Museum di Berlino, situato nella centrale Isola dei Musei. Il caffè ristorante è l’atrio del museo con la statua equestre di Federico Guglielmo I.
Nell’episodio finale la protagonista affronta i russi, i migliori giocatori di scacchi del mondo, al torneo di Mosca. Qui c’è una delle location che mi hanno colpito di più per l’imponenza e la tensione che riesce a trasmettere. Il torneo è stato infatti girato nel vecchio municipio di Berlino, nella Baerensaal, o Camera degli Orsi. Si tratta di un’immensa sala, rivestita in marmo, che risale al 1911 e ha un soffitto alto 20 metri. Attualmente viene affittata per eventi, matrimoni e feste.
Sempre nell’episodio finale, quando non è al torneo, Beth è nel suo hotel russo a fare pratica. In realtà, l’hotel è un complesso di appartamenti sulla Karl Marx Allee di Berlino, nota per la sua architettura di ispirazione sovietica.
Alcune scene mostrano Beth che mangia al ristorante dell’hotel, un ambiente con finestre dal pavimento al soffitto. In realtà si tratta del Panorama Bar, un bar all’interno del Kino International, un cinema degli anni ’60.
Un tripudio di pattern
Un aspetto che mi è rimasto impresso degli interni, in particolare nella casa adottiva di Beth e nelle camere d’albergo americane, è la presenza quasi ossessiva di pattern e motivi decorativi su carte da parati e tessuti. La decoratrice Sabine Schaaf racconta infatti di essersi documentata molto sugli interni delle case americane dell’epoca, caratterizzate proprio dall’uso di carte da parati e tessuti coordinati, molto colorati e con pattern geometrici o floreali.