6 fatti su Carlo Mollino

Definito il principe oscuro del design italiano, su di lui aleggiano molte leggende, come ad esempio il fatto che vivesse soprattutto di notte, andando in giro per la sua città, Torino, incontrando belle donne e portandole nella sua casa dove le fotografava in abiti succinti da lui scelti.

Architetto, designer, fotografo, grafico, scenografo, grande sportivo. Carlo Mollino fu un personaggio controverso, poliedrico, intrigante.

Nasce a Torino nel 1905 in una famiglia benestante che gli permette di condurre una vita, per così dire, fuori dai canoni. Il padre, Eugenio Mollino, è un ingegnere ricco e illustre, e questo consente al figlio di beneficiare non solo della ricchezza del padre, ma anche dei suoi legami con l’élite politica e industriale di Torino. Tuttavia il carattere arrogante di Mollino nel corso degli anni lo porta ad alienarsi i potenti amici del padre.

In questo articolo ti racconto 6 fatti da sapere su Carlo Mollino.

1. Il design

Progetta pochi mobili ma estremamente innovativi e non adatti a una produzione in serie. Quasi tutti gli arredi progettati da Mollino sono commissionati e creati come pezzi unici, per un luogo specifico. Le sue creazioni sono così diventate delle rarità, ambite da collezionisti e da appassionati di design. Uno dei suoi tavoli in legno e vetro, realizzato nel 1949, è stato venduto da Christie’s per $ 3,8 milioni.
I suoi tavoli, le sue sedie sono delle micro-architetture, dotate di un’incredibile raffinatezza tecnica. Hanno forme seducenti, spesso ispirate al corpo femminile e si impongono all’osservatore in tutta la loro sensualità.

2. Perfezionista

Carlo Mollino ama immergersi nel processo produttivo. Lavora a stretto contatto con gli artigiani delle migliori botteghe torinesi discutendo con loro le minuzie di materiali, finiture e tecniche, tormentandoli fino a quando il pezzo non è perfetto. Si racconta che Mollino insistette perché i suoi mobili fossero realizzati la domenica, quando nessun altro avrebbe potuto vederli, e che dovessero rimanere nascosti sotto delle coperte per il resto della settimana.

3. La velocità

La velocità è una delle sue passioni e la coltiva in diversi ambiti, dagli scii, all’aeronautica, all’automobilismo. A partire dagli anni trenta la montagna diventa il centro dei suoi interessi. In particolare, l’amore per lo sci lo porta a progettare attrezzature sciistiche e rifugi di montagna, e a sviluppare nuove tecniche di discesa libera. Scrive perfino una “Introduzione al discesismo”, con più di 200 disegni originali dello stesso Mollino.
Nel 1955 disegna, insieme a Mario Damonte ed Enrico Nardi, un’auto da corsa che gareggia alla 24 ore di Le Mans. Per questo progetto concentra i suoi sforzi soprattutto sulla forma e sull’efficienza aerodinamica. Mollino ritiene infatti che per ottenere migliori prestazioni si debba lavorare su questi aspetti più che sulla potenza del motore.

4. La fotografia

Fin da giovane Carlo Mollino riserva alla fotografia un ruolo privilegiato, utilizzandola sia come mezzo espressivo, sia come strumento di documentazione e archiviazione del proprio lavoro. Ama soprattutto ritrarre giovani donne seminude. Pubblica il testo “Il messaggio dalla camera oscura”, un volume innovativo e fondamentale per la diffusione della cultura fotografica in Italia.

5. L’architettura

Il suo primo importante incarico da architetto è quello della sede della Società Ippica Torinese, al quale lavora insieme all’amico ingegnere Vittorio Baudi di Selve. Ci lavorano dal 1936 al 1939 e realizzano una singolare struttura fatta di pareti curve e tetti a sbalzo, ispirata al modernismo organico degli edifici di Alvar Aalto e all’architettura espressionista di Erich Mendelsohn. Questo progetto dà molta visibilità al giovane Mollino che si impone come una forza innovativa nell’architettura italiana, molto apprezzato anche da Gio Ponti.

Tuttavia nel 1960 l’edificio viene demolito su decisione del consiglio comunale della città, nonostante molti importanti architetti provenienti da altre parti d’Italia avessero chiesto a gran voce di salvarlo.

L’altro importante incarico è il Teatro Regio di Torino, un’opera straordinaria che rappresenta per Carlo Mollino un traguardo importante nella sua carriera. L’originario teatro settecentesco era stato distrutto da un incendio nel 1936, ma il consiglio comunale impiega quasi 30 anni per iniziare i lavori di ricostruzione, affidati a Mollino e agli ingegneri Marcello e Adolfo Zavelani Rossi e Sergio Musumeci per le strutture.

Agli opulenti marmi, bronzi e specchi degli interni del vecchio teatro Mollino sostituisce il cemento nudo. L’illuminazione è affidata al genio di Gino Sarfatti che realizza qui una vera e propria opera d’arte con la sua Nuvola, un’installazione fatta di 1.762 sottili tubi di alluminio e 1.990 steli in perspex.

Gli interni delle abitazioni progettate da Mollino sono singolari, difficilmente collocabili da un punto di vista stilistico. Sono comunque tutti accomunati da un’aria surrealista.

6. L’insegnamento

Alla sua poliedrica attività professionale Carlo Mollino affianca anche quella accademica. Nel 1953 infatti ottiene la cattedra di composizione architettonica presso la facoltà di architettura del Politecnico di Torino.

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Giada Daniele

Giada Daniele